Pocher d’assi

Automodelli Pocher come gioielli di famiglia: di padre in figlio.

Di Andrea

Capolavori di perfezione. Titolava così nel lontano 1996 l’ultimo catalogo-brochure della POCHER (per l’esatteza: Pocher Micromeccanica snc). Era probabilmente il canto del cigno di quella che è stata, senza dubbio, una delle più innovative e straordinarie imprese di micromeccanica del nostro paese.
Arnaldo Pocher, raffinato incisore torinese dal carattere burbero, per anni ha fatto sognare migliaia di ragazzi e adulti di tutto il mondo con le sue meravigliose auto in scala 1:8: matchless, come direbbero gli inglesi.
Alfa, Bugatti , Mercedes di altri tempi venivano riprodotte con cura certosina e precisione maniacale utilizzando i modelli originali, spesso fatti arrivare alla sede di Torino direttamente dalle case costruttrici. Ore e ore passate dai tecnici a prendere le misure per poi eseguire i disegni in scala al tecnigrafo.
Tecnigrafo… fa sorridere oggi questa parola. Dalla progettazione alla produzione senza soluzione di continuità e con standard qualitativi elevatissimi anche paragonati a quelli dei giorni nostri.
Il risultato erano modelli mozzafiato, unici nei dettagli e senza eguali nel panorama modellistico mondiale. Ogni nuovo modello alzava l’asticella della qualità di una tacca. E il mondo guardava, si stupiva, applaudiva. Un primato tutto italiano.
Niente a che vedere con la produzione modellistica degli ultimi vent’anni. Non ce n’è, era un altro mondo.

A fine anni ottanta ero un adolescente che, quasi vergognandosene con gli amici, passava i pomeriggi a montare e smontare auto-modelli di ogni scala. Una passione sfrenata per il mondo delle auto sportive e d’epoca. Ore e ore passate negli ormai, ahimè, scomparsi negozi di modellismo di Milano. Due su tutti: Il Soldatino di viale Umbria e Il trenino in Corso di Porta Romana. Che ricordi, che emozioni.
Fu proprio al Trenino che vidi per la prima volta i modelli della POCHER. Fu amore a prima vista, non poteva essere altrimenti. Iniziai così il “pressing” in famiglia affinché a Natale sotto l’albero mi facessero trovare la tanto agognata, e costosa, Testarossa in scala 1:8. Codice prodotto: K51. Le mie richieste vennero accolte. Ricordo la gioia quando la mattina di Natale scartai il pacco, grandissimo, con dentro la “Ferrarona”: non ci potevo credere, era mia. Passai le vacanze natalizie a montare il modello gustandomi ogni istante. Mi sentivo un po’ meccanico e un po’ ingegnere. Più di 500 pezzi da assemblare seguendo le complicate “istruzioni”. Materiali pregiati come l’alluminio, il rame, l’ottone usati per riprodurre i più piccoli dettagli dell’auto. Cose mai viste. Un gioco che non finiva mai, neanche quando il modello era montato.
Alla Testarossa seguirono la straordinaria F40 (codice K55) e poi la Testarossa cabrio (Codice K52), esemplare unico prodotto dal “cavallino rampante” per l’Avvocato. Fu l’ultima Pocher della mia adolescenza.
Raccontare e far capire oggi quelle emozioni, quelle sensazioni sembra anacronistico. E’un’impresa ardua nell’era del digitale, del tutto e subito, del già vecchio appena visto, spiegare la gioia di un gioco (?) fisico e materiale lungo ore, giorni, settimane che richiede pazienza e concentrazione. Forse è impossibile.
Eppure tra qualche anno dovrò spiegarlo a Pablo, mio figlio. Capirà, ne sono certo, capirà.

Sono passati più di vent’anni. Ho una moglie e due figli. Tante cose sono cambiate, tante persone ho incontrato e poi ho perso di vista nella frenesia della vita quotidiana.
Le mie Pocher non sono passate, non sono cambiate, non le ho perse di vista; sono ancora lì, esposte in una bacheca di vetro nella casa di campagna. Immobili, quasi eterne. Per loro le lancette dell’orologio si sono fermate.
Le guardo, le tocco, le annuso. Chiudo gli occhi e un mondo di ricordi mi torna alla mente. Un mondo lontano, che non c’è più. Faccio fatica ad accettarlo ma non c’è più.
Eppure se mi guardo dentro qualcosa in me è rimasto immutato. La gioia impalpabile nel tirarle fuori dalla vetrinetta e con la stessa emozione di vent’anni fa aprire il cofano motore e star li a guardarlo e riguardarlo. Mi piace pensare a chi ha progettato quel piccolo cuore a 12 cilindri; quanta passione scorre in quell’intreccio di cavi e tubi.

Ecco, forse questi oggetti senza tempo che mi hanno reso felice e continuano a farmi sognare mi aiutano a stare tranquillo e a vivere meglio. Mi aiutano a pensare che le cose belle, materiali e immateriali, durano per sempre e che val la pena di amarle e conservarle con passione. La stessa passione che ardeva nel cuore di Arnaldo Pocher e che gli ha permesso di realizzare dei gioielli in miniatura, dei veri e propri capolavori di perfezione.

p.s. ci sono voluti quasi venticinque anni ma nel 2010 ho fatto Pocher: alle tre Ferrrai si è aggiunto il gigantesco Volvo F12 (codice: K79).

1 thoughts on “Pocher d’assi

  1. . ha detto:

    “Ecceziunale veramente” direbbe l’attore Diego Abatantuono, sono parole che escono dal cuore…Ho inserito alla voce “Siti web italiani” il link a questa pagina su
    http://automodellipocher.wordpress.com

    Saluti e buona continuazione nei montaggi delle …introvabili Pocher
    Mariano Barbàra

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